Incubiamo la nostra esistenza nel grembo dell’appartenenza, veniamo
alla luce da essa. Si nasce per la volontà dell’altro di essere
appartenuto e si resta in vita succhiando al seno della stessa
intrinseca necessità. Siamo il parto di casuali intersezioni di anime
che ci costruiscono e ci costituiscono, al punto di sostituire il nostro
nome con ciò che abbiamo appartenuto nell’altro: talvolta figlia,
amica, amante.
È un eterno gioco di conquiste e di perdite. Nel momento in cui
voltiamo le spalle alla nostra matrice smettiamo di essere al favore
della trasparenza,dell’invisibilità.
Arja di iria cammina in equilibrio tra l’alienazione e
l’invisibiità, è lo spazio tra i nodi fatto da tutti ma di nessuno.
È il segreto di un cuore sul quale la vita ha dipinto tanti nei che
divengono inchiostro per le sue fragili ma irriverenti mani.
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